Lo street food sta vivendo un momento di grande notorietà e tra i primi a cavalcarne l’onda a Milano c’è stato Mangiari di strada, locale alla fine di Lorenteggio che mette in carta le specialità del ‘cibo popolare’ italiano. Da poco, il format di Giuseppe Zen ha replicato al mercato di Piazza XXIV maggio con la Macelleria Popolare. In attesa di provarlo, sono stata – un po’ in ritardo sulla tabella di marcia gastronomica in città – in questo ristorante aperto solo per pranzo. Un sabato soleggiato passato a mangiare cibo di strada da cui mi è nata spontanea una domanda: ma al cibo popolare non dovrebbero corrispondere prezzi popolari?
Bombette di Alberobello, mozzarella in carrozza, pane e panelle, fritto di cervella, pane ca meusa, panino col lampredotto e trippa. Da Mangiari di strada ce ne è davvero per tutti gusti: i piatti sono riportati sulle lavagne scritte e riscritte con i gessetti. Arrosticini, sciatt e ogni altra delizia: scegliere è un’impresa ardua. Alla fine ordino il pastrami, che la mia passione per questo panino .
Costa 10 euro e 50 ed è abbastanza ripieno, ma molto più magro rispetto a quello assaggiato al Katz’s Deli e da Al Mercato. Non so se questo sia un bene: sicuramente lo è per la linea, un po’ meno per il palato.
Lo accompagno con un piatto di patate al forno (bio, sarà per questo che vengono 3 euro e 50) e un delizioso fritto di carciofi e taleggio, decisamente il piatto migliore assaggiato.
Ordiniamo anche il pane frattau, piatto tipico sardo a base di pane carasau, pomodoro, pecorino e uova. Una scaldatina in più non avrebbe nuociuto.
E la seppia in umido con polenta, che i caloriferi sono spenti da mesi, ma è sempre ora della polenta. Il pesce è buono e morbido, e nel complesso il piatto è ben riuscito.
Al mio tavolo non sanno resistere al richiamo del super hot dog con crauti e senape.
E nemmeno a quello della pizza da lievito naturale e farine bio.
Vorremmo ordinare ancora qualcosa, ma il conto nel frattempo è lievitato e non è rimasto più spazio per i piatti che ci fanno più gola, come l’hamburger e la pancetta acciugata: toccherà ritornare.
Siamo ai confini della Milano sud-ovest, dove una volta c’era il ‘Dazio’, a poche centinaia di metri dal confine con Corsico. Il panorama non è dei più ridenti, tra la Vigevanese che costeggia l’ingresso del locale e i palazzoni che si scorgono nelle vicinanze. Di buono, però, c’è che trovare parcheggio, almeno di sabato, non è un’impresa impossibile.
Il locale nel complesso è carino, non troppo rumoroso e con la possibilità di pranzare nella veranda esterna o nel cortile, certamente non all’altezza dei cortili del centro città (penso a quello di , per esempio), ma pur sempre uno spazio all’aria aperta. All’entrata si forma sempre una sorta di ingorgo tra chi è in fila per pagare e chi è in fila per ritirare il cibo. Qui, infatti, non esiste servizio, e bisogna controllare ogni poco che sia il turno del proprio numerino.
Riassumendo in estrema sintesi. Non mi è piaciuto il tempo di attesa, che mi rendo conto nel weekend possa lievitare ma sfido chiunque non lavori in zona a raggiungere l’estremo confine di Milano in pausa pranzo in un giorno lavorativo qualsiasi. Non mi è piaciuto il prezzo rapportato alle porzioni, non certamente pantagrueliche, e al servizio pressoché inesistente. Mi è piaciuta la gentilezza del personale e la possibilità di mangiare all’esterno adesso che fa caldo. Soprattutto, mi è piaciuto poter provare il cibo popolare da Nord a Sud della nostra Penisola. Forse, però, non abbastanza da arrivare alla fine di Lorenteggio per un pranzo del sabato. Voi cosa ne pensate?
Via Lorenteggio 269, Milano
02 415 0556
Aperto da lunedì a sabato dalle 12:00 alle 15:00
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